Bali, il mio primo volo di lungo raggio e l'isola degli Dèi che illumina ancora la mia casa
Un viaggio negli anni '80 tra Singapore e Bali: il mio primo lungo raggio tra moda e artigianato balinese, riti tradizionali e oggetti che ancora oggi illuminano la mia casa. Un racconto di emozioni, colori e ricordi che non sbiadiscono.
VIAGGI CHE RESTANOASIA
Renata Dalfiume - RD Private Jet Experience
8/12/20253 min read


Poco più che ventenne, salii per la prima volta su un volo di lungo raggio: destinazione Bali, con tre giorni di sosta a Singapore, grazie alla Singapore Airlines.
Era luglio, piena estate. L’aria profumava di avventura e di seta.
La passione per l’abbigliamento l’ho sempre avuta nel sangue: mia madre, prima di dedicarsi con mio padre alla ristorazione e all’ albergo, era titolare di una sartoria dove creava abiti da cocktail e da sera, organizzava sfilate e vestiva le donne per le grandi occasioni. Da lei ho ereditato l’attenzione ai dettagli, la ricerca della bellezza e l’istinto di portare a casa da ogni viaggio non un semplice souvenir, ma un capo o un accessorio capace di raccontare un luogo.
Così, appena arrivata a Singapore, il mio primo acquisto fu la divisa originale della Singapore Airlines: blu, costellata di motivi floreali e geometrici. Un abito che non era solo tessuto e colore, ma un simbolo di eleganza e ospitalità asiatica.
A Singapore visitai tutto il visitabile: il Raffles Hotel, celebre per il Singapore Sling dal 1915 e per l’atmosfera coloniale, i grandi magazzini di elettronica dove arrivavano per primi i prodotti più innovativi, e le strade immerse in una perenne umidità tropicale, con un cielo grigio e denso.
Poi, finalmente, Bali. Alloggiavo in un piccolo bungalow in muratura, parte di un resort con piscina. All’ epoca telefonare a casa non era scontato: bisognava recarsi negli hotel più lussuosi, prenotare la chiamata e mettersi in fila.
I taxi locali erano i tuk-tuk, e l’isola pullulava di turisti australiani, soprattutto surfisti giovani e abbronzati. Si mangiava pesce fresco nei ristorantini, scelto direttamente e cucinato al momento — una novità assoluta per noi. La mattina colazione con riso, uova e germogli: un’ alimentazione completamente diversa da quella occidentale.
Girando l’isola, abbiamo assistito a riti tradizionali come matrimoni e funerali, visitato risaie, villaggi e spiagge. Ho acquistato costumi balinesi dall’ inconfondibile taglio a tanga strettissimo, in colori fluo come fucsia e nero o verde pisello e nero, con stampe animalier. Ho comprato batik meravigliosi, poi trasformati da mia madre in fodere per tappeti.
Sono tornata a casa con una valigia colma: due borse balinesi intrecciate (una per me, una per un’amica di Famiglia e anch'essa storica ristoratrice Castellana), una borsa con manici ad anello e il pareo coordinato, gioielli d’argento, stoffe, e persino i primi Rolex falsi che allora non esistevano ancora in Italia. Negli anni ’80 il fake del Rolex era già un cult da riportare da quei viaggi, mentre i genitori investivano in quelli d'oro.
Erano anche gli anni di Bo Derek: il mito delle treccine. E io me le feci, con tutte le perline. Ricordo ancora il sorriso dello steward della Singapore Airlines al rientro: “Bo Derek on board”.
Il ritorno fu lungo — diciotto ore — e un po’ faticoso: un temporale due giorni prima aveva lasciato pozze d’acqua in cui mi pizzicarono le zanzare, e partii con un po’ di febbre. Ma la bellezza del viaggio superava ogni disagio.
Conservo ancora tutte le diapositive dei templi, del lago e dei paesaggi: testimonianze di un luogo che, per una ragazza cresciuta in una cittadina di 20.000 abitanti, era la conferma di un sogno coltivato fin da bambina.
Ho sempre viaggiato prima con la mente e con il cuore, e quel viaggio mi ha portata a iniziare la mia carriera nel turismo, in casa Alpitour.
Oggi, molti di quegli oggetti vivono ancora con me: la borsa in rattan è diventata il paralume di una lampada a stelo, diffondendo una luce calda e tropicale. Gli orecchini d’argento sono rimasti un gioiello speciale. E la mia casa, proprio come la mia vita, è un mix di stili e culture: un mosaico di ricordi che continuano a illuminare il presente.
Ho riportato a casa anche due oggetti che oggi considero vere opere d’arte:
– Una scacchiera in legno intagliato, decorata con un volto balinese e accompagnata da collane di conchiglie che sembrano catturare il suono dell’oceano.
– Alcune maschere in legno scuro, scolpite con dettagli sottilissimi, che incarnano lo spirito teatrale e rituale dell’isola.
Oggi sono esposte a casa mia e, ogni volta che le guardo, mi riportano all’atmosfera calda, intensa e spirituale di Bali.






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